Creare una business di successo è indubbiamente difficile, è molto più complicato che essere trader o investitore immobiliare e sicuramente più complesso che esercitare una professione.
Ti chiederai, quindi, perché dovresti investire tempo, denaro e tutta questa fatica.
Il motivo è presto detto: in cambio ti ritrovi a vantaggio un’enorme leva finanziaria.
Puoi partire con un’idea, poche, o addirittura pochissime, persone e alcune migliaia di euro per arrivare rapidamente a milioni di euro e decine o centinaia di persone di cui circondarti.
Se va così è perché la tua idea di business ha fatto centro.
So cosa stai pensando: “Bello, ma come si fa a fare centro?”
UN IMPRENDITORE È FONDAMENTALMENTE UN PROBLEM-SOLVER
Un business fa centro quando risolve nel migliore dei modi un grosso problema di molte persone lanciando sul mercato un nuovo prodotto o servizio.
Può addirittura essere un problema che le persone non sapevano di avere prima che uscisse il nuovo prodotto o servizio, ma nel momento in cui capiscono di avere dei vantaggi utilizzandolo, significa che il business funziona.
L’idea, però, da sola non basta: serve un’esecuzione perfetta.
Per questo diventa fondamentale conoscere il metodo giusto, quello che funziona.
Come fare business in Italia?
Fare business in Italia non è mai stato semplice, eppure qualcosa sta lentamente cambiando.
Secondo l’ultima rilevazione del ministro dello Sviluppo economico condotta con Unioncamere al 31 marzo di quest’anno, le startup innovative (società di capitali costituita da meno di cinque anni, con fatturato annuo sotto i cinque milioni di euro e caratterizzata da un business innovativo secondo la normativa nazionale) sono 11.206 e vantano un valore della produzione medio di poco inferiore a 169 mila euro.
Le startup nascono all’interno delle università – specie quelle più attente all’innovazione, come i Politecnici a Milano e a Torino – come spin off e iniziative di grandi aziende, ma nascono anche dalle migliori intuizioni dei millennials (e non solo), singole persone capaci di vedere nuove opportunità di business, nuove domande a cui rispondere con nuovi servizi.
Il web 2.0 ha reso più semplice partire da zero, anche se poi affermarsi è tutta un’altra questione. Storie come quelle di Satispay e CharityStars sono esempi di quanto si possa andare lontano quando tutti i tasselli vanno al loro posto.
Questo succede sempre più spesso anche in Italia, anche se non è né semplice né scontato.
Aprire un’attività in Italia
Prima di tutto abbiamo ancora problemi di burocrazia: secondo la Banca Mondiale, l’Italia nel 2020 si posiziona al 58° posto al mondo nella classifica di Ease of doing business, indice che misura la facilità di fare impresa in un Paese.
La comunicazione unica, varata nel 2010, ha semplificato molto il quadro complessivo, ma si può migliorare ancora.
Soprattutto c’è un tema di finanziamenti ancora troppo scarsi. Secondo una ricerca di Mind The Bridge, le scale up italiane, ovvero startup che hanno ricevuto tra uno e cento milioni di investimento e che hanno un fatturato nella stessa forchetta, hanno raccolto 900 milioni tra il 2011 e il 2018.
Se vi sembrano tanti, sappiate che nello stesso periodo le britanniche hanno raccolto 20,2 miliardi, le tedesche 10,1 miliardi, le francesi 6,6 miliardi, le spagnole 2,8 miliardi. Sono sopra il miliardo anche Paesi come Svezia, Olanda, Danimarca, Irlanda, Finlandia o Svizzera.
Regole semplici e disponibilità di capitali di rischio sono aspetti essenziali per avere successo.
In conclusione, fare business in Italia non è semplice, ma è possibile se hai idee, creatività e conosci il giusto metodo per affermarti.
Ora sta a te metterti in gioco.